A Pisa è tornata la marea, il 25 novembre saremo tempesta

Tue, 24/10/2017 - 12:53
di
Marta Cotta e Marie Moise

Il 14-15 ottobre a Pisa si è tenuta la V assemblea nazionale di Non Una Di Meno. Anche questa volta centinaia di donne, ma non solo, hanno riempito le aule dell’università della cittadina. Dopo le mobilitazioni che il 28 settembre – giornata internazionale per l’aborto libero e gratuito – hanno attraversato ben 30 città italiane e decine di paesi nel mondo, ci siamo riunit* per portare a termine la discussione nei nove tavoli tematici di lavoro e discutere insieme le prospettive del movimento che ormai compie un anno.
Il prossimo 25 novembre a Roma la marea di Non Una Di Meno tornerà in piazza, per presentare il “Piano femminista contro la violenza sulle donne”, ovvero il frutto di questo anno di lavoro e discussione dei nove tavoli tematici.

Si tratta di un lavoro che non ha precedenti, che ha coinvolto attivamente diverse migliaia di persone, che a partire dalla loro esperienza, dai loro vissuti, dal loro quotidiano, hanno condiviso e connesso una molteplicità di analisi, punti di vista e proposte. Fondamentale è stato in particolare il ruolo delle donne che portano avanti i servizi antiviolenza, ovvero le operatrici di quei centri che quotidianamente garantiscono con grande fatica un sostegno imprescindibile per fuoriuscire dalla violenza e che vengono oggi definanziati da Stato e Regioni.
Questo Piano guarda alla violenza come fenomeno strutturale e non emergenziale, cogliendo e analizzandone tutte le sue espressioni: dalla violenza sul lavoro - la disoccupazione femminile oggi in Italia è al 51,5 % – all’inacessibilità dei servizi sanitari – il 40% degli ospedali pubblici non effettua l’interruzione volontaria di gravidanza a causa della dilagante obiezione di coscienza; dalla violenza che le donne subiscono durante il parto - il 21% delle madri, circa un milione di donne, ha subito umiliazioni o trattamenti violenti in sala parto alla violenza che quotidianamente le/i migranti vivono attraversando le frontiere. Stupri e femminicidi sono la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più complesso e sistemico che riguarda ogni aspetto della vita delle donne e dei soggetti LGBT*IQ.
Se questo Piano venisse applicato in ogni sua forma, cambierebbe radicalmente l’esistenza di tutt* noi, perchè le sue parole d’ordine sono l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne. Non Una Di Meno, sin dalla sua origine, si è configurato come un movimento in grado di superare l’estemporaneità: a un anno di distanza dal suo esordio non ha mai smesso di portare all’ordine del giorno il tema della violenza, com’è accaduto a settembre, quando in contemporanea in diverse città d’Italia ci siamo presentate sotto alle sedi di quelle testate giornalistiche, dal Messaggero al Corriere della Sera, che hanno perpetrato per mesi narrazioni tossiche sul tema della violenza sulle donne.
Guardare alla violenza come fenomeno strutturale significa tenere in considerazione la precarietà esistenziale che le donne vivono e la minaccia alla loro stessa esistenza che cresce ogni giorno di più: 1 donna su 3 ha subito violenza sessuale, 2.300 nuovi casi nei soli primi 6 mesi di quest’anno, 1 donna su 5 ha subito stalking – tutti dati parziali, che fanno riferimento ai soli casi denunciati – e ogni due giorni una donna viene uccisa per mano di chi dichiarava di amarla.

Ma oltre alla statistica, il dato più sorprendente è che a parlare, sempre di più, sono le dirette interessate. Il caso Weinstein, esploso negli scorsi giorni, ha sortito una risposta planetaria che riconferma l’ampiezza, la credibilità e la forza che ha acquisito la lotta alla violenza di genere, in quest’ultimo anno di mobilitazioni di scala internazionale.
Con l’hashtag #MeToo, più di mezzo milione di donne e soggetti LGBIT*Q, in questi ultimi giorni, hanno denunciato apertamente, tramite i social network, i loro vissuti di abuso, violenze e molestie sessuali, portando allo scoperto e su una dimensione collettiva una quantità impressionante di esperienze a lungo taciute e vissute isolatamente l’una dall’altra. L’impatto che ha avuto questa campagna ha ulteriormente rafforzato la comprensione del carattere strutturale del fenomeno e l’urgenza di affrontarlo come tale.
Un ulteriore elemento rilevante per questo movimento è la decisione, frutto di lunghe discussioni, di darsi forme embrionali di organizzazione: ogni tavolo di lavoro ha scelto alcune delegate che avranno il compito di assemblare il piano. Questo rappresenta un passaggio importante per un movimento e ne denota la grande determinazione e forza.

A distanza di un anno, il 25/11/2017, Non Una Di Meno porterà di nuovo in piazza non solo i corpi di migliaia di donne ma anche un'elaborazione collettiva nazionale, una proposta politica, un piano femminista dal basso, un piano d’azione concreta e ragionata, per affrontare la violenza di genere e attaccarla sino alle sue radici. Certo, avendo convocato un grande corteo nazionale, la sfida che ci si pone di fronte è altrettanto grande, ma crediamo che manifestare a Roma, la sede delle maggiori istituzioni italiane, sia un segnale importante: non ci fermeremo finché ogni riga del nostro Piano non verrà applicata, finché non si smetterà di fare profitto, violenza e ingiustizia sui nostri corpi e sulle nostre vite.
Se #MeToo ha singificato una risposta plurale ad un’ordinaria forza distruttiva e frammentante, Non Una Di Meno verso il 25 novembre rilancia #Wetoogether, perché un nuovo Noi compatti la sua forza per una straordinaria lotta, nella solidarietà reciproca.
L’autunno scorso siamo state marea ora saremo tempesta e nulla ci potrà fermare!