Oddio, l'orgasmo libero (e senza scontrino fiscale)

Tue, 22/12/2015 - 23:31
di
Ri-make e Collettivo le Lucciole

Con sprezzo del pericolo e del senso del ridicolo, il brillante "quasi giornalista" - così si definisce su twitter - Giuseppe De Lorenzo affronta una terribile prova, intrufolandosi con destrezza in una festa Queer nello spazio recuperato Ri-make. Costretto persino a declinare l'offerta di ballare proveniente da "un ragazzo, di 20 anni o poco più. Parrucca in testa, piumato foulard rosso al collo, tacchi a spillo, calzamaglia nera e minigonna"; offerta declinata, ma essendo "costretto a fingere di apprezzare la musica e le movenze del ragazzo per non essere scoperto", che chissà il rischio che avrebbe potuto correre (pensate ai Marò, suvvia!).

E così, con il suo cellulare acceso sulla funzione videocamera, si aggira per lo spazio recuperato facendo scoperte sensazionali e forse davvero inedite tipo: ad una festa queer c'erano degli uomini e delle donne che si baciavano tra loro; le canne hanno un forte odore, che non viene nemmeno dissimulato, come fosse un luogo dell'antiproibizionismo; i preservativi sono utili per evitare malattie a trasmissione sessuale; ci sono anche gay di mezz'età (che poi magari si è pure sbagliato e quelli si offendono essendo più giovani); in uno spazio occupato e recuperato non si emettono scontrini fiscali (nemmeno fosse una festa di partito o una domenica al bar dell'oratorio).
E oltretutto l'obiettivo è quello del "divertiti, balla e, per una sera, libera i tuoi orgasmi". Libero orgasmo? Non lo sanno che il sesso è finalizzato alla procreazione?
Maledetti gender e centri sociali!

Povero giornalista, costretto a questo duro e pericoloso lavoro, che nemmeno gli lascia il tempo di stare un po' nella "stanza del sesso" insieme a qualcuna/o consenziente a farlo e non gli permette di fermarsi per la gnoccata delle due di notte (perdendosi un piatto sano e fatto in casa, persino senza glutine, magari fosse celiaco..)
Costretto a evitare di varcare la soglia della make-up room "per non rischiare di entrare uomo ed uscire donna" (fosse davvero così semplice, migliaia di trans che aspettano con difficoltà e disperazione questo passaggio lo farebbero volentieri...).

Povero De Lorenzo, ossessionato dal gender, dalle quote rosa, dal sesso libero, dal piacere di stare insieme anche con alcool e qualche canna (perché altre "droghe" non ne ha viste, per sua sfortuna, non essendo state presenti).
Povero Giuseppe che scopre che i ragazzi e le ragazze dei centri sociali oltre a denunciare corruzioni, sfruttamenti e ingiustizie usano parrucche, boa di piume di struzzo e tacchi a spillo.
Povero Beppe, uomo insicuro e in crisi di identità, messo a rischio da un ragazzo che l'invita a ballare, senza nemmeno toccargli un po' il culo; pover'uomo, costretto a vedere cose che non avrebbe mai voluto esistessero e che combatte quotidianamente dalle pagine dei suoi blog e dei giornali con cui collabora.
Povero quasi-giornalista, che pensa di fare un "reportage" da premio Pulizer e si ritrova con un video da guardone da cinema porno di periferia e finisce sbertucciato persino dai commenti sulla pagina-fogna del giornale online per cui lavora, immaginiamo precario e sottopagato.
Precario e sottopagato come tanti giornalisti seri. E anche tante giornaliste, altrettanto serie. Loro....

P.S. Perché non ci siano equivoci. La serata Queer è stata per noi bellissima, e non dobbiamo certamente difenderci, o difenderla, al contrario. E' stato un momento proprio come avremmo voluto, dove "la normalità è rimasta fuori dalla porta e razzisti, omofobi, sessisti e fascisti non erano graditi"; dove ognuna/o ha potuto (volendolo) "sperimentare i propri desideri, liberare la propria sessualità rispettando quella delle/degli altre/i" (come si legge nel bon ton delle serate delle Lucciole).
E' stata una serata libera, aperta a tutte, tutti, tutt* (Giuseppe poi con calma ti spieghiamo il significato di questo asterisco, tranquillo) che potevano ri-definirsi come volevano, travestirsi e non, fare sesso (in qualsiasi modo lo intendessero) e non, con il solo obiettivo di passare una serata insieme, fuori della regole imposte dalla decenza, dalla morale, dalle norme consolidate. E fuori dalle regole del mercato del divertimento, dove qualsiasi cosa si paga cara, dove gli schemi della normalità sono rigidi (etero o omo che siano), dove l'edonismo giovanile spesso non permette a persone meno giovani di partecipare alle feste.
Da noi i prezzi sono trasparenti e popolari, e il divertimento e la socialità non conoscono distinzioni di etnia, genere, orientamento sessuale e condizione economica. E forse questo non piace a qualcuno.