Non Una Di Meno: la marea non si arresta

Mon, 27/11/2017 - 13:06
di
Maria Panariello

Non Una di Meno torna a farsi marea per le strade di Roma. Lo fa dopo un anno, nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, impugnando questa volta un Piano femminista, il primo nella storia dei femminismi italiani, che ha visto all’opera centinaia di donne in un lavoro di scrittura collettiva.

Più di quaranta pullman confluiti a Roma da venticinque città, un fiume di centocinquantamila persone tra donne, uomini, lesbiche, gay, trans e queer, un grido antisessista, antirazzita e anticapitalista, che ha inaugurato l’autunno di lotte in questo paese. Da p.zza della Repubblica, il corteo ha avanzato verso p.zza San Giovanni, attraversando il centro della capitale, teatro, come tante altre città d’Italia, di episodi di violenza efferata sulle donne, ma anche laboratorio delle derive securitarie governative. Italiani di seconda generazione, donne e uomini rifugiati, studentesse e studenti medi, lavoratrici e lavoratori: tutti erano in piazza per affermare la determinazione della lotta femminista e la necessità di una giustizia sociale.

Nella giornata di sabato, Non Una di Meno ha ribadito ciò che ai media risulta chiaro solo da poco con gli scandali delle molestie a Hollywood, e cioè che la violenza è fattore sistemico e pervasivo della nostra società: la violenza esiste in famiglia, nelle relazioni, sui posti di lavoro, alle frontiere e sui media nazionali. L’utilizzo di un gergo sempre più “vittimizzante”; la tendenza a parlare sempre e solo della donna, mai dello stupratore; il ritornello del “raptus di follia” e la patologizzazione del maschio a tutti costi: questi sono gli unici termini che conoscono i giornali nostrani per parlare di violenza sulle donne, non capendo che anche così si fa violenza. Non Una di Meno ha invece ribadito il ruolo attivo e proattivo delle donne, non vittime, ma determinate a cambiare lo stato delle cose. Tanto che dal giorno seguente il corteo, il 26 novembre, il movimento si è riunito in Assemblea Nazionale, per affrontare le sfide dei prossimi mesi e per mettere in pratica ogni singolo punto contenuto nel Piano, prodotto di un lavoro di un anno, 5 assemblee nazionali e 9 tavoli tematici.

Ma al documento ora bisogna dare gambe per camminare e le circa 400 persone riunite nell’Aula Magna di Psicologia hanno dimostrato di volerlo fare con convinzione. Un segnale schietto del dinamismo di questo movimento, capace di pensarsi in corsa, che guarda agli obiettivi e alle mete da conquistare. In sinergia con l’appello delle donne argentine, dall’assemblea di domenica è già emersa la prossima data di mobilitazione, l’8 marzo. In Argentina, come in Italia, le donne sono riuscite a portare in piazza temi reali, che partono da bisogni concreti, colmando il vuoto politico di questo paese. Il movimento Nudm è riuscito a far uscire dall’isolamento tutti i soggetti cui nessuno aveva mai dato voce finora. Sovvertendo l’individualismo becero cui vogliono portarci le destre e i nuovi fascismi, le donne hanno trasformato il #metoo in #wetoogether, la lotta del singolo che diventa lotta di tutti.

“Le strade libere le fanno le donne che le attraversano” non può infatti essere solo uno slogan che mira a smantellare l’apparato di controllo e sorveglianza delle nostre città, ma soprattutto il monito costante a costruire nuovi spazi di lotta e di conquista delle donne.