Micaela trovata morta: lo Stato è responsabile di ogni femminicidio

Mon, 10/04/2017 - 10:42
di
Ni una menos - Argentina

Micaela, attivista femminista e militante del movimento Evita, è stata stuprata ed assassinata. E' l'ennesimo femminicidio, la reazione violenta contro la libertà delle donne che in questi anni si sta esprimendo con forza in tutta l'America Latina e nel mondo.
Esprimiamo la nostra rabbia e la nostra indignazione per la morte di Micaela.
Esprimiamo piena solidarietà alle nostre compagne Argentine con le quali stiamo condividendo un percorso globale, per liberarci di ogni forma di violenza e di relazione di potere.
Di seguito il loro comunicato tradotto. Diverse manifestazioni autorganizzate si sono tenute immediatamente in tutto il Paese dopo che sui social è circolata la notizia di questo ennesimo femminicidio.
Degender Communia

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Micaela trovata morta. Siamo in lutto, arrabbiate e deluse da uno Stato impotente e dalle cifre esorbitanti: nel nostro paese c’è un femminicidio ogni 18 ore.
Il presunto assassino di Micaela è Sebastian Wagner, ex detenuto per due reati, lo stesso che ha indicato dove trovare il corpo di Micaela. Nonostante la sua condanna fosse di nove anni, da Luglio dello scorso anno era in libertà vigilata: a questo diritto possono accedere i detenuti e le detenute su permesso del giudice in base a determinati criteri. Nel caso di detenuti per reati come stupro e altre violenze di genere dobbiamo segnalare che l’importante è il percorso che il detenuto segue dalla condanna. Che politiche attua lo Stato all’interno delle carceri affinché la persona detenuta non ricommetta il crimine? Che politiche post-penitenziarie si fanno per prevenire la violenza di genere?
Nel caso di Wagner c’era un parere negativo del servizio penitenziario in cui ha scontato la condanna: se per il giudice un documento del carcere non è affidabile tanto da non tenerlo in considerazione – e conosciamo gli intrighi che il carcere fa con i certificati di buona condotta – di che mezzo si è servito il giudice Rossi per ridargli la libertà? Ha chiesto una perizia psicologica? Sebbene alcune decisioni spettino al giudice, in questo scenario, è fondamentale che ci siano criteri di trasparenza, altrimenti ci troveremo davanti ad altri episodi in cui l’impatto della violenza di genere sembrerà sminuito dalla giustizia stessa.

Il primo messaggio della titolare del Consiglio Nazionale delle Donne, dopo la notizia del ritrovamento del corpo di Micaela, è stato attribuire responsabilità quanto più vaghe possibile: ha detto che ci sono due colpevoli, chi l’ha ammazzata e il giudice che ne ha permesso l’uscita anticipata. Oltre la valutazione sulla pertinenza della libertà anticipata concessa dal giudice, viene da chiederci che politiche di prevenzione alla violenza di genere attua il Consiglio Nazionale delle Donne? Ce n’è qualcuna messa in atto nelle carceri? Perché il governo indebolisce sempre di più il Programma Nazionale di Educazione Sessuale Integrale? Lo stesso governo ha cercato di togliere dal bilancio 67 milioni di pesos per il Consiglio Nazionale delle Donne e ha dovuto restituirli davanti alla denuncia delle organizzazioni composte dalla società civile e di un certo giornalismo impegnato.
I detenuti per delitti come quello commesso da Wagner prevedono una condanna media di 10 anni, che varia di caso in caso. Una volta scontata la pena ritornano nella società, ma in carcere hanno seguito qualche percorso? Il meccanismo più utilizzato dal servizio penitenziario è rinchiudere i detenuti per questo tipo di reati nei padiglioni della comunità evangelica nell’illusione che una morale sessuale possa condizionare la loro condotta futura; oppure un’altra soluzione è rinchiuderli con quelli che il carcere ritiene omosessuali. Pare che questo sia tutto ciò che il servizio penitenziario fa, ma quindi in che modo lo Stato restituisce l’ormai ex detenuto alla società? Altre prigioni, altre pene e altri castighi non sono una risposta a nulla.
La violenza contro donne, lesbiche, trans non si risolve con il Codice Penale, uno strumento che inizia ad agire solo dopo che la violenza ha segnato i nostri corpi. Abbiamo bisogno di politiche integrate per la prevenzione di un problema complesso, ma anche di uno Stato che smetta di essere complice e si assuma un impegno reale.
Ni una menos. Vivas nos queremos.

*Fonte: https://www.facebook.com/notes/ni-una-menos/encontraron-asesinada-a-mica...
Traduzione di Giulia Di Bella