L’8 marzo nello Stato spagnolo: un clamore femminista, un clamore popolare

Mon, 18/03/2019 - 19:12
di
Justa Montero*

I tentativi di indebolire la protesta femminista non sono serviti a nulla, non ce l’hanno fatta nel 2018 e nemmeno ora. Per il secondo anno consecutivo la mobilitazione ha avuto un successo incontestabile, l’appello delle Commissioni femministe dell’8M ha avuto ovunque maggior seguito rispetto al 2018: nei quartieri, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università.

“Siamo inarrestabili” si leggeva sullo striscione che apriva la manifestazione a Madrid. E lo siamo perché il femminismo è un movimento che sta collocando sulla scena politica nuove pratiche internazionaliste. È un movimento che viene da lontano e raccoglie l’esperienza di generazioni di donne che hanno aperto il cammino e questo 8 marzo ha dimostrato quanto la mobilitazione femminista sia profondamente e socialmente radicata.

C’è chi pensava che lo sciopero femminista dell’anno scorso fosse un fenomeno occasionale, e questo ancora adesso è un problema. Per valutarlo bisogna considerare ciò che sta dietro ad una mobilitazione nella quale si esprime chiaramente e inequivocabilmente l’indignazione e l’esasperazione di milioni di donne, nei confronti delle più disparate forme nelle quali ciò che chiamiamo patriarcato si riflette nelle loro condizioni materiali di vita, nelle loro relazioni, nel loro vivere quotidiano.

L’idea che la mobilitazione sia qualcosa di puntuale, dimostra anche un certo disconoscimento della forza dell’attivismo femminista, nel quale si riconoscono progressivamente sempre più donne e che si sta estendendo sempre di più. Una bella dimostrazione di ciò sono le migliaia di attività e iniziative che hanno preceduto la giornata dell’8 marzo e che le daranno continuità. Perché non è questione di un giorno o di una settimana o di una campagna elettorale. Parliamo di un movimento che, come ha già dimostrato la sua storia, non si accontenta di promesse vaghe né di discorsi che cercano di confondere e certamente non si lascia monopolizzare da nessun partito. Il movimento femminista autonomo è forte.

Una prova di ciò è che le sue proposte e le sue idee sono argomento di dibattito e motivo di interesse in tutta la società, nelle famiglie, negli incontri tra amiche e amici, in tutti gli spazi pubblici e privati. La mobilitazione dell’8M fa appello a che si dibatta delle proposte che la giornata di sciopero femminista ha posto a proposito del lavoro di cura, della violenza machista, dei diritti sessuali e riproduttivi, dei diritti ambientali, della discriminazione lavorativa e su come tutto questo si materializza sui corpi delle donne in funzione della razza, della classe, dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale.

Non sono quindi solo questioni puntuali, né si possono tradurre con due slogan e basta, perché le cause di questa situazione indicano che il problema è strutturale e obbligano a pensare anche alla necessità di profondi cambiamenti come condizione per garantire una vita degna a tutte le donne. Ciò presuppone confrontarsi con questioni di fondo e quindi “brucia un po’ di più” perché vuol dire parlare di capitalismo, razzismo, eterosessismo. Del resto questa è la forza del femminismo: una proposta alternativa di vita e di società.

Veniamo da lontano e andiamo lontano perché i cambiamenti di fondo non si raggiungono in poco tempo, ma passaggi come quelli rappresentati dalle giornate di sciopero e dalle mobilitazioni di questi ultimi anni, rafforzano il movimento femminista e la possibilità di cambiare.

Nelle manifestazione dell’8M c’erano bambine che andavano mano nella mano con le loro mamme ed i loro papà, molte avevano il simbolo femminista disegnato sul volto, portavano cartoline con slogan tanto semplici quanto chiari. Rispondevano ai nostri saluti con un sorriso che faceva pensare che anche loro pesassero “che la cosa migliore del mondo è essere femminista”. Quelle di noi che sono un po’ più vecchie, possono solo promettere loro che andremo avanti fino a che non vedremo cambiamenti reali nelle vite di tutte le donne e immaginando, come ci invita a fare la canzone del Coro di donne Malvaloca, come potrebbe essere un mondo dove il patriarcato sia già stato sconfitto.

9/03/2019

*Justa Montero, fa parte dell’ Assemblea Femminista di Madrid, del Coordinamento statale delle organizzazioni femministe e del consiglio consultivo di Viento Sur.

Fonte: https://www.eldiario.es/zonacritica/clamor-feminista-popular_6_876022411...

Traduzione a cura di Marco Pettenella