Cara Daniela, il femminismo ha più anime

Fri, 01/07/2016 - 20:15
di
Lidia Cirillo

Pubblichiamo di seguito la risposta di Lidia Cirillo al dibattito sulla "gravidanza per altri" scaturito sul nostro sito dopo il suo articolo "La mamma tra clero cattolico e capitale finanziario" e quello di Daniela Danna "Nessuna santa alleanza, solo femminismo".

Cara Daniela, forse sarà meglio nella nostra discussione non avventurarsi in giudizi su chi sia la vera o falsa femminista. Da sempre nel femminismo vivono sensibilità, culture e angoli di visuale diversi. In modo particolare sul tema in discussione due anime convivono e configgono: la libertaria e la proibizionista, ciascuna con le sue ragioni e i suoi limiti.
Le femministe che fecero la battaglia per la proibizione dell’alcol avevano le loro ragioni, dato che negli ambienti operai i mariti tornavano la sera a casa ubriachi e malmenavano le mogli. Chi allora fu contro il proibizionismo si sentì trattare da complice della violenza maschile. Le campagne proibizioniste nei confronti della prostituzione hanno una storia remota e recente e non a caso sono state evocate nelle Assise di Parigi e accostate alla richiesta di messa al bando universale della GPA. Sono cose diverse? Certamente le cose sono assai diverse, ma a me sembra che lo spirito sia lo stesso, anche se ammetto che questa volta le ragioni del rifiuto sono più forti. Queste ragioni maggiori autorizzano il proibizionismo? Io (con molte altre, a dire il vero) dico di no da un angolo di visuale specifico e che non è certo quello dei fautori della GPA nelle forme e nei modi in cui viene praticata sotto l’egida del capitale finanziario.

Per esempio tu scrivi che per i fautori della GPA non è possibile che la donna portatrice e-o madre cambi idea dopo il parto. Male, ma che cosa c’entra questo con le cose che ho scritto? Ho scritto che sono per pratiche “fuori mercato” e di “mutuo soccorso” e contro la mercificazione degli esseri umani. Trovo la richiesta di proibizione priva di senso per la stessa ragione per cui troverei insensata la proibizione di vendere la propria forza lavoro in sostituzione di una lotta per cambiare i rapporti sociali. Questo non significa affatto accettare le cose così come sono fino a che il mercato non cesserà di essere l’entità che determina e configura le relazioni umane. Ho aggiunto infatti che le pratiche “fuori mercato” e il rifiuto della proibizione dovrebbero essere accompagnati dalla sorveglianza perché i diritti delle donne e dei bambini non vengano violati: il diritto all’informazione più ampia e veritiera, alla possibilità di ripensamento, a mantenere legami con il nascituro, a conoscere a una certa età la verità sulle proprie origini ecc. ecc.
E all’obiezione che la pratica effettiva di questi diritti ridurrebbe drasticamente il numero dei genitori intenzionali disposti ad affrontare il rischio, ho risposto con quel “ecchisenefrega” che ha quindi un significato opposto a quello che tu hai voluto attribuirgli. Io sono perché si diffondano pratiche e relazioni che non siano i profitti a condizionare.

Sembra inoltre che io non meriti il certificato di femminista perché cancellerei il contributo maggiore a una nascita, quello cioè della donna che affronta la gravidanza e il parto. In realtà io non cancello proprio nulla e non mi avventuro in una discussione su chi è la madre autentica ed esclusiva. In genere sono portata a pensare che madre vera sia chi desidera, aspetta anche con il pensiero e poi ama e accudisce. E quindi che possa esserlo o diventarlo una delle tre madri possibili o tutte e tre contemporaneamente. Ma – ripeto – su questo terreno il mio articolo non si è avventurato. Ha solo preso atto di quelle che a me paiono incoerenze interne o certezze non certe del discorso sulla “mater certa”. La scienza e la tecnica, che io non idealizzo affatto, cambiano spesso uno stato di cose, al di là di ogni giudizio nel merito. I test sul DNA capaci di individuare con certezza il padre e le tecniche di riproduzione cambiano a mio avviso più di qualcosa nella logica del pater incertus e della mater certa.
Anche per altri aspetti mi sembra che tu abbia letto il mio articolo con le lenti del pregiudizio, ma per il momento mi sembra più opportuno non continuare una polemica che rischia di diventare personale e lasciare la parola ad altre.

P.S. Ricevo da Daniela Danna una smentita che aggiungo all'articolo come post scriptum, così come mi è arrivata "Daniela Danna non è proibizionista, firmato dd"