8 marzo 2018: lo sciopero sarà globale!

Mon, 05/03/2018 - 18:00
di
Redazione

L'8 marzo 2018 sarà sciopero femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere in più di 150 paesi del mondo.
Scioperiamo dal lavoro produttivo e dal lavoro di cura, domestico e riproduttivo. Scioperiamo dai ruoli imposti che ci vorrebbero solo madri, mogli, figlie e vittime. Noi siamo libere.
Scioperiamo da quella violenza che pervade ogni attimo della nostra esistenza: sui luoghi di lavoro, il ricatto delle molestie, la violenza dello Stato che strumentalizza i nostri corpi attraverso politiche razziste e xenofobe. Scioperiamo dalla violenza perpetrata negli ospedali: in media in Italia i medici obiettori sono il 70% (nel Lazio l'81%), il 40% degli ospedali pubblici non garantisce l'interruzione volontaria di gravidanza e il 21% delle donne ha subito violenza durante il parto.
Scioperiamo per un pieno diritto di scelta sulla nostra salute sessuale e riproduttiva. Scioperiamo dalla violenza economica e dalla precarietà esistenziale, scioperiamo perché non esistono lavori da maschio o da femmina, giochi per bambine o bambini, colori per femmine o per maschi. L'unica Buona Scuola è quella femminista. Scioperiamo dall'omo-lesbo-transfobia, scioperiamo perché vogliamo più spazi per donne e soggettività LGBT*IQ+.
Perché se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!
L'8 marzo sarà sciopero globale: se il #MeToo è stato il nostro grido di denuncia dall'Italia agli Stati Uniti, dalle Filippine all'Argentina, non ci fermeremo: #WeTooGether dichiariamo guerra globale al patriarcato e alla violenza!

In che modo si è sviluppato il movimento femminista nel vostro paese? Quali strategie e pratiche femministe state portando avanti? Come state preparando lo sciopero dell'8 marzo?

Francia: Sulla scia del movimento del #MeToo abbiamo visto nascere in Francia delle piccole mobilitazioni, come quella a Parigi del 29 ottobre, con dei presidi contro la violenza sulle donne in diverse città. L'elemento di novità di queste mobilitazioni è stata la giovane età della maggioranza di donne mobilitate, una nuova generazione di donne pronte a scendere in piazza per i propri diritti, benché di base poco o per nulla politicizzate. Attraverso le assemblee cittadine che settimanalmente si danno nelle città più grandi, queste giovani donne discutono di violenza, di diritti e di questioni di genere mettendosi a confronto con generazioni più adulte, lavorando verso una politicizzazione complessiva. Riguardo all'8 marzo, stiamo preparando lo sciopero, tre sindacati hanno aderito all'appello: il SGT, FSU e l'Union Syndacale Solidaires, i tre sindacati di opposizione alla politica di Macron. Questo ci fa sperare in una buona partecipazione.
La cosa positiva generata dalla dinamica successiva all'esplosione del #MeToo è che, per la prima volta, nell'appello unitario attorno alla mobilitazione dell'8 siamo riuscite a superare i punti di frizione tra i diversi posizionamenti femministi francesi, riuscendo a trovare una posizione unitaria e manifestare insieme l'8 marzo. Al momento in Francia non esiste un movimento femminista di massa, ma al contempo una nuova generazione femminista si sta politicizzando a partire da sé e le militanti che oggi si definiscono femministe lo fanno rimettendo in discussione il patriarcato e più globalmente il sistema, e questo è straordinario.

Mexico: Come lo scorso anno stiamo organizzando lo sciopero internazionale delle donne; l'anno passato, su 32 Stati, c'è stata mobilitazione in 27, e ora stiamo lavorando per raggiungere lo stesso numero e possibilmente superarlo facendo appello a compiere azioni, proteste, mobilitazioni sotto il cappello del Paro Internacional de las Mujeres. Le mobilitazioni vertono in particolare sulla questione dell'insicurezza economica delle donne, la divisione sessuale del lavoro e la violenza.
Siamo inoltre lavorando alla costruzione di un incontro internazionale a carattere politico, artistico, sportivo e culturale delle donne in lotta, per sostenere la candidata alla presidenza della Repubblica Maria de Jesus Mauricio Martinez, la prima donna indigena candidata alla presidenza del Messico.

Spagna: Nello Stato Spagnolo è da un paio d'anni, da quando la mobilitazione del 2015 contro la riforma dell'aborto ha ottenuto le dimissioni del Ministro della Giustizia (le uniche dimissioni dal governo ottenute nell'ultimo periodo di movimento di donne), che viviamo un'esplosione del movimento enorme. Le protagoniste sono donne molto giovani che in modo istintivo hanno sentito la necessità di organizzarsi in nuovi collettivi di donne. Donne molto giovani, 14-15 anni, un'età in cui l'esperienza di scoprisi donne è inseparabile dalla scoperta dell'oppressione machista. Questi nuovi gruppi sono dominati da un forte elemento emotivo: la sfida è riconoscere l'importanza di questo elemento e riuscire a trasformarlo in una dimensione politica. L'anno scorso non c'è stata l'organizzazione dello sciopero delle donne, tra le altre cose per una mancanza di coordinamento nazionale delle realtà femministe. Quest'anno abbiamo creato un coordinamento per lo sciopero femminista attraverso due incontri, il primo partecipato da 180 donne e il secondo da 450, ed è stato già convocato un incontro nazionale post 8 marzo, centrato principalmente sulla questione dell'organizzazione (come coordinarci in modo efficiente e di che struttura dotarci per continuare ad avanzare verso il prossimo 8 marzo). Inoltre, nello Stato Spagnolo alcune femministe stanno sviluppando il ragionamento sull'economia femminista, dando molta importanza alla questione del lavoro di cura e alla sfera della riproduzione sociale, che saranno elementi centrali nello sciopero. Questo coinvolge collettivi di donne molto diversi, migranti, casalinghe, etc, il potenziale è davvero interessante.

Brasile: Sulla scia dello scorso anno, in Brasile abbiamo continuato a discutere del tema della vita della donna, della la violenza, dei diritti e della democrazia. A partire dal momento di costruzione dello sciopero internazionale delle donne si è aperto un processo per la democrazia, contro l'offensiva avuta successivamente al golpe che ha provocato un arretramento sul piano dei diritti delle donne. L'8 marzo lo scorso anno ha quindi rappresentato un momento di lotta molto importante per la difesa delle donne, perché è stato il primo movimento ad andare nelle strade contro la proposta della riforma della previdenza sociale pubblica. Per questo, questa lotta continua con forza, verso la costruzione del movimento femminista. La difesa della democrazia in Brasile ha il suo punto di forza nella lotta delle donne. Dal golpe istituzionale, sociale, politico, giuridico fino ad ora, siamo state in maggioranza noi donne in piazza a difendere la democrazia. Questo è importante perché le donne, nonostante le tante diversità del Brasile, sono riuscite ad organizzarsi insieme su un tema unite.

Ecuador: In Ecuador la lotta dell'8 marzo si sta articolando a partire dal 25 novembre, che ha portato alla rivalsa il tema della violenza. Perché in Ecuador è cresciuta tanto ed il tema del femminicidio è all'ordine del giorno: ogni 50 ore c'è una donna morta e prima questo non c'era, o non era così visibile. Questo ha generato una richiesta da parte delle donne di veder rispettato il proprio corpo, sensibilizzando l'opinione pubblica sul tema del diritto all'autonomia. La mobilitazione riguarda in particolare settori più giovani, che manifestano più che gli adulti; ma anche tantissime madri delle donne uccise o desaparecidas scendono in piazza per chiedere giustizia, contro l'impunità dovuta ai termini di prescrizione giuridica dei casi di violenza. Attualmente stiamo facendo enormi pressioni sul governo affinché venga riformato il codice penale per far sì che non si arrivi alla prescrizione ma si punisca il responsabile. Altro tema è la violenza sulle donne che difendono la natura. È un tema che tocca particolarmente le donne indigene e contadine, che in moltissime si sono mobilitate insieme alle donne della città. L'8 marzo stiamo preparando una mobilitazione, ma lo sciopero produttivo verrà indetto solo in alcuni settori.

Filippine: Nelle Filippine il presidente è dichiaratamente misogeno, ha fatto molte dichiarazioni pubbliche contro le donne, come ad esempio battute e scherzi a proposito degli stupri, o incitando i militari a sparare sulla vagina delle donne militanti nei partiti femministi, e questo è estremamente offensivo. La nostra protesta per questo 8 marzo sarà centrata nel consolidamento della nostra posizione e scriveremo dei comunicati contro l'amministrazione che minaccia le donne. Negli anni precedenti abbiamo organizzato manifestazioni di massa, ma la nostra organizzazione è fuori legge e per noi è molto difficile organizzare delle proteste. Comunque continueremo le nostre discussioni su come la legge di Marshall opprime le donne in Mindenau e le donne sono oppresse non hanno diritti umani riconosciuti, specialmente nella città di Mindenau.

Danimarca: In Danimarca avremo una situazione speciale per l'8 marzo quest'anno, perché coincide con il raduno generale dei lavoratori del settore pubblico che si tiene ogni quattro anni, durante il quale si incontrano le federazioni sindacali e le confederazioni municipali per discutere dei salari e delle condizioni di lavoro dei lavoratori del settore pubblico. Quest'anno siamo riuscite a porre all'ordine del giorno della discussione tre richieste: gli insegnanti delle scuole primarie, che sono in maggioranza donne, devono avere il diritto di negoziazione sull'orario di lavoro; la crescita dei salari dei gruppi meno retribuiti del settore pubblico; alzare gli stipendi a tutti quei settori a prevalenza femminile in modo da raggiungere la parità salariale. Oggi la contrattazione è ferma perché le municipalità non vogliono dirci di sì e questo significa che potrebbe verificarsi un enorme sciopero nel settore pubblico, basato su queste richieste. L'8 marzo, altra coincidenza, si terrà anche il meeting delle municipalità che discuteranno il quadro economico in cui avranno luogo tali negoziati. Per questo il nostro obiettivo per l'8 marzo è fare pressioni a quel meeting, sia dall'interno che all'esterno, riempendo le strade con un corteo.

Portogallo: Lo scorso anno abbiamo visto una nuova ondata di mobilitazioni di donne, guidata principalmente da donne molto giovani. È stato un elemento di novità, certo le mobilitazioni non sono state gigantesche ma erano dense di contenuti ed estremamente visibili. Le principali questioni portate in piazza riguardavano le molestie e gli abusi, ma anche la questione della violenza; una delle proteste ha avuto luogo dopo un processo durante il quale il giudice ha detto che l'uomo imputato non doveva essere punito gravemente per aver ucciso sua moglie, perché lei lo aveva tradito con un altro uomo. Per il giudice questa era una scusante del femminicidio, giustificata dalla stessa Bibbia. È stato subito uno scandalo: certo, il Portogallo è un paese conservatore, ma non al punto da accettare tali dichiarazioni senza senso. Quest'anno le donne stanno organizzando lo sciopero dell'8 marzo ma senza l'appoggio dei sindacati, quindi sarà uno sciopero simbolico, dal lavoro domestico non pagato, e a seguire faremo un corteo. Il fine settimana successivo, il 10 e 11 marzo, ci sarà una conferenza nazionale di donne, ed è la prima volta da moltissimo tempo che esiste una cosa del genere in Portogallo.

Grecia: Lo scorso anno è una situazione del tutto eccezionale in Grecia, molto promettente per la rinascita del movimento femminista dopo moltissimi anni. La mobilitazione dell'8 marzo ha riunito diverse migliaia di donne e persone che marciavano in particolare contro gli stupri, di cui c'è stata un'escalation altissima negli ultimi tempi. Questo ha portato alla nascita di un gruppo chiamato No Tollerance, che è riuscito – per la prima volta in Grecia – a riunire donne e femministe di diverse provenienze politiche (sinistra radicale, anarchiche, autonome, etc) per coordinarsi insieme in un unico movimento. In merito agli stupri, in questo anno passato le donne che si sono difese dai propri stupratori sono state denunciate e processate, alcune persino condannate. Il gruppo No Tollerance, insieme ad un altro chiamato Women's Right to Self Defence, ha iniziato una campagna per supportare le donne sotto processo e sostenerne le spese legali. Quest'anno per l'8 marzo stiamo costruendo delle mobilitazioni in tutte le grandi città.

Argentina: L'anno scorso abbiamo guidato tre mobilitazioni enormi in tre diverse giornate, in Argentina lo chiamiamo “il 6, 7 e 8 marzo caldo”: il 6 fu uno sciopero delle insegnati nelle scuole paritarie, il 7 una marcia organizzata dalla CGT (Confederazione Generale Lavoratori), alla quale era stato richiesto un sciopero che non hanno chiamato, e quindi l'8 marzo noi donne abbiamo deciso di chiamare lo sciopero che la CGT non era disposta a fare. È stato un momento molto sentito e partecipato. Alcuni sindacati più conflittuali hanno aderito insieme ad alcuni settori, però ciò che è stato davvero rilevante è lo sciopero nei luoghi di lavoro, nei settori in cui non c'era adesione allo sciopero nei quali le donne hanno scioperato lo stesso. Abbiamo creato una guida per lo sciopero, che spiegava come scioperare sia nei luoghi di lavoro sia per le donne disoccupate. A seconda delle condizioni di ognuna si è indicato come partecipare allo sciopero e come costruire insieme la mobilitazione. Quest'anno arriviamo all'8 marzo con un'organizzazione nazionale che si è data quattro assemblee, con una lunga lista di partecipanti e interventi; sono state create delle commissioni di lavoro per organizzarsi, poiché dobbiamo tenere conto del contesto in cui viviamo e dei moltissimi licenziamenti avvenuti sia nel settore pubblico che privato che colpiscono soprattutto le donne, molte delle quali sono l'unica fonte di sostentamento per la famiglia. Il progetto è centrato sull'idea “non una disoccupata di più” e l'idea è mobilitarsi sul tema del lavoro. La strategia per scioperare sarà di fare assemblee nei luoghi di lavoro, anche se il sindacato non chiama lo sciopero. Si è dibattuto molto tra le donne delle organizzazioni sul ruolo che devono avere gli uomini in questo processo, un ruolo secondario e con compiti differenti, poiché parliamo di uno sciopero di donne.

Verso lo sciopero globale dell'8 marzo!