La “buona scuola” del Manager!

Mon, 16/03/2015 - 11:46
di
Giovanna Caltanisetta*

Sarà il Governo Renzi a portare a compimento il processo di riforma dell'istruzione pubblica di Berlinguer, Moratti e Gelmini, riuscendo a far passare anche quei provvedimenti a cui loro non erano arrivati, dal Preside manager alla chiamata diretta.
Passando dal Decreto Legge al DdL alle linee guida siamo giunti alle dieci slide che rappresentano i punti essenziali del piano Renzi.
Innanzi tutto l'autonomia delle scuole, che saranno dotate di personalità giuridica e il dirigente scolastico potrà scegliere i docenti che avranno una cattedra e quelli che invece andranno a formare il cosiddetto organico funzionale. Quest'ultimo, presentato come la grande trasformazione che eliminerà le "classi pollaio", produrrà nella realtà l'effetto opposto. L'organico funzionale servirà alle scuole perchè non tutti i nuovi assunti - che sono passati dai 148.100 annunciati a 100.701 - avranno una cattedra e di conseguenza saranno a disposizione del dirigente. In realtà, basterebbe abrogare i tagli della Gelmini e quasi tutte le cattedre sarebbero coperte da tutti i docenti iscritti nelle Gae con una sensibile riduzione del numero di alunni per classe, passando così alla stabilizzazione progressiva dei precari delle altre fasce, anche attraverso l'organico funzionale. E' così che si ridurrebbero le "classi pollaio", unico modo per ottenere un miglioramento effettivo della qualità della didattica e la progressiva stabilizzazione dei precari, che invece (a parte i 100mila assunti) scompaiono insieme alle graduatorie. Infatti al momento l'unica conseguenza della creazione dell'organico funzionale, senza l'abrogazione delle normative precedenti, sarà l'eliminazione delle supplenze e la cancellazione delle Graduatorie di Istituto di II e III fascia.
Inoltre di queste 100.701 nuove assunzioni, più della metà erano già previste da precedenti provvedimenti: 15.000 dovuti al turnover; 8.000 sul sostegno e 50.000 sono docenti che lavorano da tempo su cattedre annuali, ossia non sono supplenti ma lavorano su posto vacante. Elemento cui si deve la sentenza della Corte Europea del 26 novembre che ha condannato l'Italia per abuso di contratti a tempo determinato e che ha anche spinto Renzi ad assumere piuttosto che a pagare la sanzione, risparmiando dato che le assunzioni costeranno meno dei 3 miliardi di euro previsti dalla condanna!
Altra dichiarazione ad effetto, spuntata come un coniglio dal cappello di un prestigiatore, è la cosiddetta “carta del prof”, ovvero 500 euro annui (50 euro al mese) per le spese culturali del docente. Se con 80 euro Renzi ha lanciato la campagna elettorale alle ultime europee, con le 50 euro ai docenti pensa forse di addormentare le possibili reazioni del mondo della scuola, dove neanche le assunzioni potrebbero ammortizzare le proteste.
Tra gli altri punti abbiamo l'investimento di 200 milioni di euro per la valutazione del merito dei docenti, anche questi in buona parte gestiti autonomamente dalle singole scuole e in particolar modo dal dirigente, che assegnerà il bonus solo al 5% degli insegnanti «meritevoli» che si saranno impegnati di più a rispondere alle linee programmatiche da lui stabilite. Peseranno l’impegno personale e la valutazione delle prestazioni da parte del preside che sentirà anche il parere del Consiglio di Istituto. Rispetto alla bozza presentata a settembre, il Governo fa parzialmente marcia indietro sugli scatti di anzianità che vengono mantenuti (anche se sono bloccati dal 2009) con l'integrazione del merito. In nome della trasparenza sarà poi istituito un portale unico delle scuole, con la pubblicazione di tutti i dati relativi al sistema di istruzione: bilanci delle scuole, Piani dell’offerta formativa, Cv degli insegnanti e incarichi di docenza.
Insomma una scuola di fatto trasformata nei sui organi, nella sua impostazione democratica e anche nella sua didattica nella quale ad emergere sarà soprattutto il ruolo del dirigente scolastico, che di fatto potrà gestire da solo il reclutamento dei docenti, la valutazione degli stessi e le risorse economiche della scuola.
I dirigenti scolastici potranno scegliere la loro «squadra» individuando i docenti che riterranno più adatti, questi verranno pescati da «albi territoriali» creati dagli uffici scolastici regionali. In questi albi confluiranno i neo-assunti dalle graduatorie ad esaurimento (Gae), 100.701 persone, e i vincitori dei futuri concorsi.
Quindi di fatto ci troveremo in una situazione paradossale nella quale il docente, neanche dopo aver vinto un concorso, sarà sicuro dell'assunzione o della cattedra, di fatto sarà il dirigente a deciderne l'assegnazione.
E se questa è la pessima scuola che si prefigura dal punto di vista dei docenti, possiamo dire che non andrà meglio agli studenti che nei tecnici e nei professionali vedranno aumentate le ore da passare in aziende da 200 a 400 ore, mentre anche quelli dei licei dovranno svolgere almeno 200 ore in azienda... ovvero ai tempi del Jobs Act abitueremo fin da subito i nostri giovani a lavorare gratis.
Confermati gli aumenti di finanziamenti alle scuole private che potranno godere non solo dei finanziameni diretti ma anche di sgravi fiscali per le famiglie che le sceglieranno, fino a 400 euro annui.
Renzi, durante la conferenza stampa, ha parlato di una vera e propria rivoluzione del mondo della scuola che finalmente cambierà grazie all'autonomia, al merito e alla valutazione, una scuola che sarà però poco democratica e i cui organi colleggiali saranno svuotati del tutto della loro funzione.
Siamo sicuri che su tutti coloro che si opporranno o criticheranno questo piano di riforma pioveranno accuse di essere "vecchi" e di voler difendere lo status quo, beh questo non è assolutamente vero basti pensare alla Lip, la legge di iniziativa popolare dal titolo “Per una buona scuola della Repubblica” costruita a livello nazionale da genitori, studenti e docenti e che dopo aver raccolto 100.000 firme è stata depositata in Parlamento nel 2006. La valorizzazione dei docenti, invece, non avverrà certo mettendo il loro futuro nelle mani del dirigente scolastico né tanto meno con la “card”, ma piuttosto si potrebbero adeguare i salari alla media europea, oppure ristrutturare la carriera dei docenti favorendo periodi di ricerca per approfondire le proprie conoscenze disciplinari oppure pensare ad una mobilità volontaria negli ultimi di carriera in altri settori del pubblico impiego, dato che di abbassare l'età pensionabile non se ne parla.
Insomma la tanto decantata rivoluzione di Renzi in realtà è la continuazione delle politiche avviate già da Luigi Berlinguer alla fine degli anni Novanta, una scuola sempre meno democratica, con una libertà didattica limitata, con i docenti sempre più messi all'angolo e un dirigente scolastico dal potere quasi assoluto.
Non è sicuramente questa la scuola nella quale i docenti vorrebbero lavorare e nella quale mandare i nostri figli, per questo si auspica il ritorno ad una mobilitazione trasversale del mondo della scuola e delle famiglie per bloccare questo scempio!

*Insegnante precaria