Musica per le nostre orecchie

Thu, 06/02/2014 - 23:39
di
Giovanni Mignacca

Pubblichiamo questo spunto di riflessione per stimolare un dibattito sulle autoproduzioni artistiche e in particolare su quelle musicali, tema di grande attualità e allo stesso tempo controverso, su cui è utile aprire una discussione a partire da pratiche concrete.

La promozione della propria musica è sempre un argomento spinoso, soprattutto nel nostro paese. Negli ultimi dieci anni il mercato della musica e il modo di produrla sono cambiati radicalmente e non v'è dubbio che la spinta verso il cambiamento sia arrivata in gran parte dal fenomeno cosiddetto del download illegale.
Le case discografiche hanno subito pesanti perdite, con conseguenti fusioni tra le major e drastici cambiamenti nella politica di promozione degli artisti e della loro musica. A oggi una major (o casa discografica, che dir si voglia) è a tutti gli effetti una multinazionale che lancia un prodotto e se questo non decolla in giro di pochi mesi, viene ritirato dal mercato senza troppi convenevoli. Questo perché oggi la major non fa più progetti a medio-lungo termine con il fine di coltivare e far maturare l'artista, bensì cerca il guadagno grosso e a breve termine. Senza entrare troppo nel dettaglio di come lavora una major oggi, questo nuovo modo (indubbiamente sbagliato) di operare, ha fatto si che nascesse un nuovo fenomeno, ovvero, quello dell'auto-produzione. In sostanza un artista o una band, incide a proprie spese un album, un Ep o un video, mantenendo il controllo totale (anche economico) del proprio lavoro. Soprattutto dal quadro così definito, nasce l’esigenza di creare uno spazio di confronto e libero scambio di idee, progetti e materiali, per trovare una prospettiva comune che faccia aumentare il livello di consapevolezza di certe problematiche che coinvolgono molti, e che plasmi in modo costruttivo il nostro modo di operare e rapportarci con questi temi. Uno degli incipit potrà essere, anche come risposta all’esigenza di diversi partecipanti al workshop di Communiafest di settembre, uno scambio di pareri ed esperienze sul tema appunto dell’autoproduzione, ovviamene non solo di musica ma di qualsiasi forma di espressione artistica. La parola autoproduzione oggi e’ un po’ sulla bocca di tutti. Molti ne parlano ma pochi sanno davvero cos’è o il suo raggio d’azione (ad esempio qual è la soglia superata la quale un artista può definirsi autoprodotto?). Cercare di capirlo insieme e senza retorica può essere un primo e fondamentale passaggio. Se vista sotto la prospettiva di un artista emergente che ha voglia di far conoscere i suoi lavori, l’autoproduzione e’ un mondo duro e su 100 artisti che ci provano forse uno riesce a sopravvivere camminando con le proprie gambe senza la spinta dei canali utilizzati dalle major. Se invece consideriamo l’autoproduzione sotto altre prospettive, questa può rappresentare una grandissima forma di libertà e autenticità dell’artista e soprattutto grazie alle nuove tecnologie, può dare una concreta possibilità di rifiutare le logiche mercantili. Per fare ciò occorre tenere aperte le grandi vie di comunicazione, in primis quelle tra di noi per affrontare tali temi, e in più quelle nuove forniteci dalla tecnologia e dalla rete. Internet, come ha spalancato porte planetarie alla circolazione della vecchia controinformazione che fino al 15-20 anni fa era relegata nei ghetti sociali, così ha operato verso le forme di produzione artistica, e in tal senso, sempre che ciò avvenga con consapevolezza e in modo critico, si è molto più liberi di agire.