Non c’è pace per le cittadine e i cittadini dell’Aquila

Sun, 16/02/2014 - 18:01
di
Stefano Frezza

A cinque anni di distanza dalla tragedia che ha distrutto gran parte della città si moltiplicano ed accavallano le inchieste della magistratura su alcuni dei casi più scottanti che hanno riguardato l’immediato post-terremoto e la lenta ed estenuante fase di ricostruzione.
Inchieste che hanno portato alle dimissioni del Sindaco Cialente dopo che alcuni uomini politici della sua maggioranza, oltre che della precedente amministrazione sempre da lui guidata, sono finiti nelle maglie della procura dell’Aquila.
La città è oggi profondamente divisa tra chi chiede al sindaco di ritirare per l’ennesima volta le sue dimissioni lasciando tutto così com’è e chi – come i movimenti cittadini – chiede a gran voce un cambiamento reale delle cose a partire dalla stessa classe politica che ha amministrato la città negli ultimi anni. I cittadini infatti si sentono traditi da chi aveva tanto sbandierato i buoni propositi della partecipazione e della trasparenza amministrativa – soprattutto da quella sinistra che sostiene l’attuale maggioranza (SEL e PRC) – e che invece hanno trovato ben scarsa attuazione nel pantano in cui questa maggioranza si è andata cacciando.

Solo nella città dell’Aquila ci sono ancora oltre quindicimila persone assistite e che alloggiano nei Moduli Abitativi Provvisori o nelle C.A.S.E. oppure beneficiano dell’autonoma sistemazione. Al tempo stesso la ricostruzione procede con una lentezza tale che il centro storico è per il 90% ancora completamente fermo al palo.
E al problema degli alloggi si somma una situazione occupazionale drammatica con centinaia di persone che hanno perso il proprio posto di lavoro o che sono ridotti a beneficiare di qualche ammortizzatore economico, mentre sono tanti anche gli esercizi commerciali che sono stati costretti alla chiusura.
E’ in questo contesto che stanno venendo alla luce anni di indagini della magistratura che mettono in evidenza tanti casi di malaffare che hanno caratterizzato taluni aspetti della ricostruzione post-terremoto e che hanno fatto giustamente indignare una larghissima parte della cittadinanza.
Come dicono i comitati cittadini: indietro non si torna. Senza cambiamento non c’è alcun futuro. Come dargli torto?