Il Termostato, arma suprema del capitalismo

Thu, 13/02/2014 - 11:11
di
Daniel Tanuro

La geo-ingegeria ha fatto il suo ingresso nei lavori del Gruppo di esperti Intergovernativo sull’Evoluzione del Clima (GIEC). Il riassunto del tomo 1 del quinto rapporto annota che: "sono stati proposti metodi che mirano ad alterare deliberatamente il clima terrestre per contrastare il cambiamento climatico, denominati geo-ingengneria". Si distinguono due categorie tecnologiche:gestione dell’irraggiamento solare ed eliminazione della CO2. L’efficacia della seconda è incerta. Riguardo alle prime, esse hanno il potenziale di diminuire fortemente il riscaldamento, ma sconvolgerebbero il ciclo dell’acqua, e non impedirebbero l’acidificazione degli oceani. Tutte "possono portare effetti collaterali e delle conseguenze a lungo termine su scala globale", secondo il GIEC.
A prima vista, questa prudenza degli esperti sembra ragionevole. I progetti di geo-ingegneria rischiano di arrecare in effetti dei seri problemi. Non vi è alcuna garanzia sicura a lungo termine dei serbatoi in caso di stoccaggio massiccio della CO2 negli strati geologici profondi. Lo zolfo iniettato nella stratosfera per riflettere una parte dell’irraggiamento solare ricadrebbe sulla terra acidificando le piogge. La seminagione degli oceani con ferro per dopare il fitoplancton avrebbe delle conseguenze a catena sugli ecosistemi marini. Tutto il resto idem.
Pertanto, anche se prudente, l’evocazione della geo-ingegneria da parte del GIEC è molto inquietante.
Significa che le ricette degli apprendisti stregoni cominciano ed essere considerate possibili. Andando a vedere, le ricerche e le esperienze, d’altronde, si moltiplicano, a volte anche illegalmente. Bill Gates e altri investitori vi stanziano milioni di dollari. Il loro ragionamento è semplicissimo: sapendo che un capitalismo senza crescita è un ossimoro (1), loro ne ricavano che gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra non saranno raggiunti. L’urgenza climatica impone di fare qualcosa, non importa cosa, e ciò farà scattare l’ora della geo-ingegneria e si aprirà un mercato immenso.
Ricercatori poco scrupolosi, finanzieri, petrolieri, uomini d’affari di ogni risma: tutti si sfregano le mani senza preoccuparsi delle conseguenze… Ma le conseguenze non dovrebbero far parte del piano? Io non sono un fan delle teorie del complotto, ma pensiamoci: il giorno in cui alcune grandi imprese, disponendo di brevetti ad hoc, controlleranno la rete di specchi spaziali giganti senza la quale la temperatura della Terra salterebbe d’un solo colpo di 6°C, è poco dire che il loro potere sarebbe immenso, e che sarebbe più difficile che mai toglierlo. Ma conseguenze di questo genere non interessano il GIEC.
Il capitalismo è nato in Inghilterra dalla separazione brutale tra i produttori e i loro mezzi di produzione, in primo luogo la terra, accaparrata dai proprietari finanziari. Come se la storia si ripetesse, l’appropriazione delle risorse, conosce un’accelerazione spettacolare da qualche anno: privatizzazione delle sementi, delle foreste, dell’acqua, del suolo, del vento, dei genomi, dell’irraggiamento solare,ecc…Non è un caso che il fenomeno interviene sulla scia della crisi finanziaria del 2008. Dopodiché, enormi masse di capitali eccedenti girano come degli avvoltoi alla ricerca di investimenti generatori di rendita, dunque di profitto più o meno garantito. La logica stessa del capitale spinge a sognare un termostato terrestre il cui controllo assoluto permetterà di consumare un’altro grave colpo ai popoli.

1) Una contraddizione nei termini. Nota dell’ESSF

Traduzione di Giovanni Peta