16N, Sollevare i territori ripartire dalle lotte

Thu, 13/02/2014 - 10:56
di
Thomas Müntzer

Il 9 e 10 novembre a Roma ci sarà l’assemblea nazionale lanciata dal cartello di realtà che ha costruito la manifestazione dello scorso 19 ottobre, proseguita con l’assedio dei movimenti di lotta per la casa alla Conferenza Stato-Regioni del 31.
Un’assemblea determinata a proseguire la “sollevazione”, in un autunno che ha avuto al momento il suo apice di mobilitazioni proprio nella settimana tra il 12 e il 19 ottobre, e che adesso ha assolutamente bisogno di un rilancio.
Ci sono nel nostro paese una fortissima richiesta di opposizione alle politiche di austerità e un consenso crescente alle forme radicali di conflittualità sociale, come dimostra l’ampia simpatia che ormai raccolgono le stesse pratiche di occupazione di casa e di ripresa diretta dei territori, e la fiducia ridotta ai minimi termini nella delega alle Istituzioni. Permane però da tanto e troppo tempo una sostanziale inefficacia delle varie opposizioni e movimenti nello strappare risultati concreti, o nel produrre almeno avanzamenti nella capacità di autorganizzazione e messa in rete delle varie realtà in mobilitazione.
La necessità di noi tutti è saper andare oltre l’autorappresentazione delle aree politiche, siano esse partitiche o di movimento, superando la mera “evocazione” del conflitto, e dando sovranità alle esperienze vive e concrete di autorganizzazione, le uniche in grado di far crescere la credibilità delle mobilitazioni e di strappare qualche risultato. Del resto qualsiasi ipotesi politicista avrebbe vita breve.
Ciò che serve dunque, e che l’assemblea di questi giorni ha l’occasione di fare, è dare voce a queste lotte proponendo pratiche di messa in rete e mutuo soccorso tra resistenze, per rompere la frammentazione e l’isolamento di ognuna, costruendo un blocco sociale di opposizione ampio ed efficace.
La prima cosa da cui partire allora, e a cui cedere da subito sovranità e visibilità, sono le manifestazioni in programma il prossimo 16 novembre in Val Susa e a Napoli.
In Valle dalle 13.00 partirà infatti l’ennesima manifestazione contro l’inutile devastazione prodotta dal Tav, e per rispondere all’incredibile violenza mediatica che si è scagliata contro il movimento, con la conseguente persecuzione giudiziaria di molti dei suoi militanti, capitanata dal procuratore capo Caselli.
Lo stesso giorno a Napoli confluiranno, come un “Fiume in piena”, tantissimi comitati ambientali di cittadini autorganizzati contro le folli politiche sui rifiuti, per dire “Stop biocidio” e quindi stop ad ulteriori inceneritori, stop ad un’altra devastazione del territorio martoriato da una politica totalmente legata al facile business della combustione dei rifiuti, che non fa altro che aumentare il tasso di mortalità per malattie tumorali oltre a provocare malattie cardiovascolari, Parkinson, Alzheimer e sterilità. Una manifestazione che chiede bonifiche reali controllate dal basso ed un piano alternativo dello smaltimento dei rifiuti.
Due movimenti autorganizzati, con i cittadini protagonisti in prima persona che non fanno altro che ribadire un'ovvietà non più scontata: “le nostre vite valgono più dei loro profitti”.
L’urgenza è capire come metterle in rete, come far agire tra loro i movimenti di lotta per la casa e quelli ambientali, quelli studenteschi, di donne e di lavoratori precari, di chi si batte per una nuova finanza pubblica e di chi resiste alla crisi inventando nuove pratiche di mutuo soccorso: la sfida diventa dotarsi di obbiettivi e pratiche comuni ma soprattutto riproducibili dai diversi settori sociali.
Anche in quest’ottica è da discutere la possibile mobilitazione a Roma del 20 novembre durante il vertice tra Letta e Hollande, per far sì che siano le lotte concrete ad essere protagoniste in piazza, riportando tra i temi fondamentali il rifiuto del ricatto del debito, in nome del quale si continuano ad aumentare austerità, precarietà e devastazione dei territori. Moratoria sul debito e Audit partecipato per l'annullamento del debito illegittimo rimangono precondizioni essenziali per politiche contro la crisi, che producano un’altra politica, facendone pagare il prezzo a chi l’ha creata.